martedì 27 dicembre 2011

Bici da corsa con Freni a Disco

Fonte Cicloturismo
Gennaio 2012
  • Irrinunciabili nella MTB, il freno a disco idraulico è ora consentito anche nel ciclocross. Chissà se a breve lo troveremo anche nelle "SPECIALISSIME". Lo staff di CICLOTURISMO ha effettuato la prova su strada della bici da corsa LEONARDO di casa HEGO
    • Una bici RIVOLUZIONARIA. Da provare assolutamente in DISCESA
    • SICUREZZA e SENSAZIONI fuori dalla norma.
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UNA VERA GIOIA PER I DISCESISTI
  • Consideriamo l'azione di frenata come divisa in due parti: dalla piena velocità al 50 per cento, e poi sino all'arresto completo. Anche in base alla prova su strada, il sistema a disco si è rivelato nettamente più modulabile nella prima frazione nella quale è possibile effettuare microcorrezioni della velocità con pochissima fatica (in termini di azioni sulle leve) e con un range molto più ampio. Il che cambia anche lo stile di guida stesso.
E LA CIRCUITAZIONE FA LA DIFFERENZA
  • I più sofisticati sistemi per la Mtb non sono meccanici, bensi idraulici, dove le pasticche sono spinte verso il disco da una circuitazione specifica contenente olio. L’azione li rende ancora più modulabili rispetto a quelli meccanici. Con i comandi integrati al manubrio che muovono cavi d’acciaio, la soluzione è il sistema PARABOX (foto), una sorta di bypass che tramite i cavi aziona i pistoncini del circuito idraulici. Poiché le leve integrate dei gruppi attuali sono disegnate esclusivamente per muovere tiranti in acciaio dei freni a singolo e doppio fulcro con pattini, allora si è ricorso al Parabox della Trp. Si tratta sostanzialmente di una sorta di bypass posto sotto l’attacco manubrio. Dalle leve freno al Parabox l’azione avviene tramite tirante, da lì si aziona il pistoncino che muove il liquido contenuto dentro i cavi idraulici.
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SOLO 110 GRAMMI IN PIU' PER I RINFORZI STRATEGICI
  • Il modello Leonardo propone con un sistema idraulico tutto sommato ancora inedito nel mondo del ciclismo su strada. Oltre all'adozione del Parabox di Trp è stato modificato anche il telaio in base alla diversa natura delle forze agenti in fase di frenata.
  • Gli interventi sono stati sostanzialmente due. Il primo, quello più importante, si è concentrato nella zona della forcella. La maggiore differenziazione rispetto alle Mtb è che mentre i foderi esterni dei sistemi ammortizzati su fuoristrada sono generalmente in lega leggera, in questo caso la pinza si deve innestare su un elemento in carbonio. Così si è provveduto innanzitutto a rinforzare la zona innesto delle viti. Poi la forcella è stata decisamente irrobustita con inserti in Kevlar. Questo perché non solo la maggior forza di frenata si concentra nella zona anteriore del mezzo, ma anche perché a causa dell’elemento frenante unico, disposto a sinistra, la forcella subisce anche una torsione laterale. In questo caso si rivela indispensabile una differenziazione dei ruotismi dello sterzo, che grazie alla testa di maggiori dimensioni della forcella riesce a contenere meglio lo stress della torsione, anche in caso di arresto molto repentino, cosa da non escludere con un impianto frenante a disco.
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  • Sul retrotreno invece, anche per via delle minori sollecitazioni, al di là di un rinforzo indispensabile sulla zona di attacco della pinza, è bastato riproporre il carro asimmetrico del modello Leonardo per offrire una resistenza più che buona. A proposito di attacco della pinza, in questo caso si parla di viti che sono direzionate trasversali rispetto all’ asse della bici, dunque di International Standard.
  • Nel caso fossero parallele all’asse della bici, si parlerebbe di attacco Post Mount.
  • Rispetto al modello tradizionale, il solo telaio pesa 110 grammi in più.
  • Ma da come hanno assicurato dalla Hego, è un prototipo molto “prudente” in tal senso, con ampi margini per dimagrire di peso pur mantenendo una robustezza adeguata.


LE RUOTE: RAGGI INCROCIATI E MOZZI ROBUSTI
  • Le ruote,  insieme alla forcella sono il componente maggiormente stressato dalla frenata. In questo senso è stata studiata una soluzione che mediasse tra un set comunque leggero e una robustezza che non facesse correre rischi di sorta. La soluzione è stata adottare un mozzo molto robusto, nella fattispecie lavorato dal pieno e con flangia sovradimensionata, aumentando anche il numero e lo spessore dei raggi.
  • Le ruote Prodigy, marchio appartenente alla stessa famiglia Hego, con 50 millimetri di profilo nella versione disco presentano 24 raggi all’anteriore e al posteriore, incrociati, anziché il 16-20.
  • I raggi sono di 2 millimetri si spessore con nipples in ottone anziché in Ergal, materiale più robusto che supporta meglio le forze agenti.
  • Certo il set pesa di più, ma oltre a poter essere alleggerito nella zona della pista frenante (che si trova lontano dal fulcro, con incidenza molto alta in termini di resa dinamica), proprio in quest’area si salta a piè pari il problema della rettifica e dell’efficacia della superficie adibita a generare l’attrito con i pattini.
  • La ruota dunque è più che sicura.
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In realizzazione ci sono anche un set in alluminio e un superleggero con profilo basso in fibra.

  • Cruciale è anche la robustezza del bloccaggio rapido montato, che si trova in un crocevia di forze agenti in direzioni diverse tra loro.


IL PESO

  • In definitiva la bici montata con il DURA ACE Di2 pesa, senza pedali, 7,1 chilogrammi, con un aggravio di peso di circa 600 grammi complessivi. E' un valore che può essere rivisto e abbassato di molto, visto che per questo prototipo ci si è tenuti molto larghi con le tolleranze in termini resistenza.
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